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PER UN AMICO PARROCO.
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E tu pur, vôlto disdegnando il tergo
All’auree larve dell’età primiera,
Candido amico, in solitario albergo
4Vai di tua vita a seppellir la sera?
Ingenuo ti conobbi: a’ vili avverso:
Di cor gentile e di modesta brama,
Benchè l’invidïata onda del verso
8Pegno ti desse di superba fama.
O quanti mai, se il tuo possente ingegno
Avessero dal ciel sortito in dono,
Chiaro di sè nell’apollineo regno
12Avrian levato ambizïoso suono!
Ma tu più saggio, di ben far voglioso,
Non di parer, al santo officio intento,
Viver togliesti in erma villa ascoso,
16Di conversar cogli umili contento.
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Suona la squilla. Sulla via frequente
Sparsa di fronde e di silvestri fiori
In adorno vestir esce la gente,
20Parchi coloni e semplici pastori,
Che lungo il prato in bipartita schiera
Addensando si van, come talvolta
In fondo all’orizzonte, che s’annera,
24Nuvola sovra nuvola si affolta.
Ecco tu spunti fra l’ombrose piante
E di subito cessa ogni bisbiglio;
Con intento desìo nel tuo sembiante
28Ecco si affisa immobile ogni ciglio.
O quanti voti il popolo raccolto
Non forma in cor! quanti pensier felici,
Mentre tu passi e con benigno volto
32A’ tuoi cari sorridi e benedici!
E te messo di Dio la madre addita
Venerabonda a’ pargoletti figli,
Cui ne’ duri cimenti della vita
36Luce sarai d’esempi e di consigli.
Ma la pudica giovinetta in petto
Accoglie altri pensier, mentre ti vede;
Previen co’ voti il dì che benedetto
40Per te fia l’amor suo dell’ara al piede.
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Tutto è speranza a te d’intorno e festa:
Spera l’agricoltor che la tua mano
Terrà lungi il furor della tempesta,
44Quando biondo ne’ solchi ondeggia il grano;
Confida l’orfanel, se inopia il prema,
Di non battere indarno alle tue porte;
Se tu lo veglierai nell’ora estrema,
48Spera men dura il vecchierel la morte.
O fortunato, che in sì dolci cure
Chiuderai de’ tuoi giorni il cheto giro,
Finchè ti resti sulle altrui sventure
52Una lagrima sola, un sol sospiro!