Sonetto per una cena data da alcuni Lettori dell'Università di Pisa a certi scolari loro amici

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SONETTO

OH poveri Dottor malarrivati!
Voi siete stati pure i bei minchioni
A dare agli scolar tanti Capponi
Con ristio d'esser tutti condennati.
5Qui non si guarda che si sien mandati
Editti, bandi, proibizioni;
Qui non val nulla monsignor Capponi:
Per dio n'avete ad esser gastigati.
Venite qua; non è una vergogna
10Un vituperio espresso, una pazzia,
Un obbrobrio da mitera e da gogna,
Avere i polli in casa e dargli via,
Senza ragione e quando non bisogna,
A chi viene a cantar la Befania?
E poi a una genia,15
Che per saziar loro ingordigia interna
Avrian data la stretta a vita eterna?
In questa lor taverna,
Cioè congrega di gran tavernieri
20Hanno condotto un Conte ed un Alfieri,
Che son due masnadieri
Chè s'un de' ghiotti è re, l'altro è monarca;
Guai a colui che con costor s'imbarca!
S'egli entravan nell'arca,
25Dove campò Noè co' suoi parenti
E con tutte le razze de' viventi,
Non crediate altrimenti,
Che le spezie si fosser propagate,
Che si poteva dir le son sonate;
Perchè queste brigate30
Non pur mangiavan le starne e gli storni,
Le pecore, le capre, i liocorni,
Ma in que' quaranta giorni
Asini e buoi morivan tutti quanti
35Orsi, draghi, serpenti, e liofanti.
Hanvi poi tanti e tanti
Cavalier da far prove memorande
Intorno ai piatti, intorno alle vivande,
Che saria cosa grande
40Dir del Minelli l'ingordigia orrenda,
O del Sertin da quella gran faccenda;
Dir la furia tremenda,
Un rasciugar di piatti e d'altri vasi
Del Ansaldi, del Medici, e del Masi:
Hannovi anco quel Rasi,45
Di questo non occorre far parola,
Perchè ognun sa ch'ei tira ben di gola.
Or da costor m'invola
Con quel bocchino, e coi leggiadri sguardi
50Quel tristo Trafuriel di Carlin Bardi,
Che venne alquanto tardi,
Essendo stato fino alle tre ore,
Non so, dal Confessore, o dal Dottore,
E vi giuro di cuore,
55Che mi parea con quello spadaccino
Qualche San Giorgio, o qualche San Martino.
Evvi anco un Lupicino,
Che divora trangugia anzi tracanna,
Il nome solamente lo condanna.

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