Rosa fresca aulentissima (Lucas)

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[Nuvola apps bookcase.svg](/wiki/File:Nuvola_apps_bookcase.svg) Questo testo fa parte della raccolta [The Oxford book of Italian verse](/wiki/The_Oxford_book_of_Italian_verse)

[p. [38](/wiki/Pagina:The_Oxford_book_of_Italian_verse.djvu/38)]

ROSA fresca aulentissima,
C’appari in ver la state,
Le donne ti disiano,
Pulzelle e maritate:
Traemi d’este focora,
Se t’este a bolontate;
Perchè non aio abentu notte e dia
Pensando pur di voi, Madonna mia.
— Se di meve trabágliti,
Follia lo ti fa fare.
Lo mar potresti arrompere
Avanti e asemenare,
L’abere d’esto secolo
Tutto quanto assembrare:
Avere me non potería esto monno:
Avanti li cavelli m’aritonno.

[p. [39](/wiki/Pagina:The_Oxford_book_of_Italian_verse.djvu/39)]

— Se li cavelli artonniti
Avanti foss’ io morto;
Ca i’ sì mi perderia
Lo solazzo e diporto.
Quando ci passo e veioti,
Rosa fresca de l’orto,
Bono conforto donimi tutt’ore;
Poniamo che s’aiunga il nostro amore.
— Ch’el nostro amore aiungasi
Non boglio m’attalenti.
Se ci ti trova patremo
Cogli altri miei parenti,
Guarda non t’aricolgano
Questi forti corenti.
Como ti seppe bona la venuta,
Consiglio che ti guardi a la partuta.
— Se i tuoi parenti trovanmi,
E che mi pozon fari?
Una difesa mettoci
Di dumilia agostari;
Non mi tocarà patreto
Per quanto avere ha’ in Bari.
Viva lo ’mperadore, graz’a Deo
Intendi, bella, questo ti dico eo.
— Tu me non lasci vivere
Nè sera nè matino:
Donna mi son di perperi,
D’auro massa amotino.
Se tanto aver donassimi
Quanto a lo Saladino,
E per aiunta quant’a lo Soldano,
Tocare me non poteria la mano.

[p. [40](/wiki/Pagina:The_Oxford_book_of_Italian_verse.djvu/40)]

— Molte sono le femine
Ch’anno dura la testa,
E l’uomo con parabole
Le dimina e ammodesta;
Tanto intorno percacciale
Finchè l’a in sua podesta.
Femina d’omo non si può tenere:
Guardati, bella, pur di ripentere.
— Ch’eo me ne pentesse?
Davanti foss’io ancisa,
Ch’a nulla bona femina
Per me fosse riprisa.
Er sera ci passasti,
Correnno alla distisa:
A questi ti riposa, canzoneri:
Le tue parole a me non piaccion gueri.
— Quante sono le sciantora
Che m’ai mise allo core!
E solo pur pensandoci
La dia quanno vo fore!
Femina d’esto secolo
Non amai tanto ancore
Quant’amo te, rosa invidiata;
Ben credo che mi fosti distinata.
— Se distinata fosseti,
Caderia dell’altezze;
Chè male messe forano
In te le mie bellezze.
Se tutto adivenissemi,
Tagliaràmi le trezze,
E con suore m’arrenno a una magione
Avanti che m’artocchin le persone.

[p. [41](/wiki/Pagina:The_Oxford_book_of_Italian_verse.djvu/41)]

— Se tu con suore arrenditi,
Donna col vise aero,
Allo mostero vennoci
E rennomi con freri.
Per tanta prova vencerti
Faràlo volontieri:
Con teco stao la sera e lo maitino:
Besogne ch’io ti tenga al meo dimino.
— Oimè, tapina misera,
Com’ao reo destinato!
Geso Cristo l’altissimo
Del toto m’è airato,
Concepistimi a abattere
Un omo blestiemato.
Cierca la terra, ch’este granne assai,
Chiù bella donna di me troverai.
— Ciercat’aio Calabria,
Toscana e Lombardia,
Puglia, Constantinopoli,
Gienoa, Pisa, Sorìa,
La Magna e Babilonia,
E tutta Barberìa:
Donna non trovai tanto cortese,
Per dea sovrana di mene te presi.
— Poi tanto trabagliastiti
Fàcioti meo pregheri:
Che tu vadi, adomandimi
A mia mare e a mon peri,
Se dare mi ti degnano
Menami allo mosteri,
E sposami davanti dala iente,
E poi faro lo tuo comannamente.

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