Nel fiorir dell’april mite e giocondo,
Alati suoni di campane, in questa
Alba immensa vibranti, dite al mondo,
Ch’oggi l’oppressa umanità si desta.
Non è Cristo, che i freni della morte
Ed i coperchi della tomba spezza;
È la vita, la vita bella e forte,
Che sorge nella nova, giovinezza.
È la vita, la vita, che i rigogli
Del grand’albero suo d’intorno getta,
Che si scioglie da’ mali e da’ cordogli
E a coronarsi di sua gloria aspetta.
È la vita che ovunque vive e in tutti
Palpita, e reca a tutti una promessa,
Mentre la terra onusta oggi di frutti,
Prodiga madre, a tutti s’è concessa.
Negli oscuri opifici, ove la forza,
Senza tregua, il lavor ne’ corpi rode,
Ov’ogni fiamma e fremito s’ammorza,
Ove riso di ciel l’occhio non gode,
Penetra questa luce ampia del bene,
Questa voce, che squilla alta e sonora,
Luce, che a illuminar gli errori viene,
Voce, che i morti in ogni fede incòra.
A chi dentro le cave aspre e le rupi
Il ferreo masso e ’l suol franoso rompe;
A chi dentro miniere, ànditi cupi,
Per la vita in bestemmie alte prorompe;
A chi dinanzi al ciel fiero d’estate,
Morder dal sol le ignude carni sente,
Mentre accumula altrui le fecondate
Dalla dura opra sua messi opulente;
A chi in case di stoppia umide e grame,
Su nevose montagne e campi aperti,
Ricovra nel crudel verno e di fame
Piangono i figlioletti egri e deserti;
A chi tragitta il mar fosco, in balìa
De’ venti opposti e della rea fortuna;
A chi sangue e sudor sparge per via;
A chi stenti raccoglie e affanni aduna;
A chi la vita misera trascina
Senza mèta, e posar le membra rotte
Dall’ ozio e dal digiun, fato destina
In un cantuccio nella fredda notte;
A tutti, a tutti, a chi soffre, a chi geme,
A chi aspetta, a chi sogna, a’ tristi, a’ buoni,
Parlate la gran voce della speme,
Suoni cantanti a festa, alati suoni!