Ode a Roma

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Donna dei prodi, salve, o tu di guerra
Prole, cui cinge serto d’ôr la chioma,
Emulatrice de l’Olimpo in terra,
Possente Roma!

5Salve, o cui sola concedea l’Eterno
Scettro infrangibil da destino avverso,
Perchè si stenda l’immortal governo
Su l’universo!

Curvan la terra, e il mar fremente il dorso
10Sotto il gran pondo de le tue catene;
Tu le cittadi con sicuro morso
Reggi ed affrene:

E il Tempo anch’ei, lo struggitore, il fero
Trasformator d’ogni terrena cosa,
15Aura seconda al tuo crescente impero
Negar non osa!

Madre tu sola di guerrieri al mondo,
Germe produci di sublimi eroi,
Qual Cerer tragge da terren fecondo
20I frutti suoi.

R.[2](#cite_note-2)

Note

- [↑](#cite_ref-1) Questa è l'Ode d'Erinna, che taluni han creduto intitolata alla Fortuna.
- [↑](#cite_ref-2) Pubblicata dalla vedova Pomba e Figli in Torino nel 1817 nella breve Scelta di poesie tratte in volgare dal greco, dalla quale abbiam cavata quest'ode e il poemetto di Museo, siccome le migliori versioni di questi due componimenti che da noi si conoscano.

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