A Marco Lucceio figlio di Marco

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[Nuvola apps bookcase.svg](/wiki/File:Nuvola_apps_bookcase.svg) Questo testo fa parte della raccolta [Versi di Giacomo Zanella](/wiki/Versi_di_Giacomo_Zanella)

[p. [322](/wiki/Pagina:Versi_di_Giacomo_Zanella.djvu/336)]

A MARCO LUCCEIO FIGLIO DI MARCO.

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Mentre io piangea la subita partita
Del mio nepote, lamentando il frale
3Fil dalle Parche ordito alla sua vita;

E da lento gemea fato mortale
Tronco il fior de’ suoi giorni, ed un cordoglio
6Sentìa qual mai non conturbommi eguale,

Me desolato, me tradito e spoglio
Di ogni gioia gridando, e commovea
9Co’ pianti miei qual è più duro scoglio;

Della notte al cader, quando splendea
Rugiadoso Lucifero, e sull’orma
12Dell’alato corsier l’aure fendea,

[p. [323](/wiki/Pagina:Versi_di_Giacomo_Zanella.djvu/337)]

Ammantata di luce eterea forma
Scendere io vidi dalle stelle. Errore
15Quel che scorsi non fu d’alma che dorma;

Ma con sua voce e natural colore
L’estinto giovanetto mi s’offerse
18Dell’immago sua solita maggiore.

Fulgidi come sole in me converse
Gli occhi, e svelando gl’omeri lucenti
21In questo dire il roseo labbro aperse:

« Mio vero genitor, perchè lamenti
Che tratto io fossi alle stellate sfere?
24Divino io son; nè piangere convienti;

Nè con supplici voti e con preghiere
Affaticar gli Dei ti si consente,
27Di cui già sto fra le beate schiere.

Non io vedrò la squallida corrente
Del Tartaro esecrato, o di Acheronte
30Trapasserò gli stagni, ombra dolente;

Non io la nera tua nave, Caronte,
Col remo spingerò; nè tema alcuna
33Avrò della tua bieca orrida fronte;

[p. [324](/wiki/Pagina:Versi_di_Giacomo_Zanella.djvu/338)]

Nè l’antico Minosse per la bruna
Manderammi a vagar erma campagna,
36O nell’ima a giacer stigia laguna.

Sorgi; reca alla madre che non piagna
Il figliuol suo, siccome notte e giorno
39Filomela del tolto Iti si lagna.

Perocchè delle mute ombre al soggiorno
Mi togliea Vener santa, e mi schiudea
42Dell’etere stellato il tempio adorno. »

Balzo in sul letto: un freddo mi correa
Brividìo per le membra, e una fragranza
45Come di cielo il chiuso loco empiea

Divo nepote, ossia che nella stanza
Degli Elisi beata, in fra gli Amori,
48Intrecci con Adone allegra danza;

Sia che in mezzo alle muse inni canori
Disciolga all’ombra dell’aonie frondi,
51Gli Dei t’accoglieranno a’ primi onori.

Bacco sarai se d’ellera circondi
Il festevole tirso, ed il crin d’oro
54Sotto frondoso pampino nascondi;

[p. [325](/wiki/Pagina:Versi_di_Giacomo_Zanella.djvu/339)]

Che se i lunghi capei cingi d’alloro,
Ed arco e strali all’omero sospendi,
57Febo sarai nel sempiterno coro.

Prendi le vesti fluttüanti, prendi
Il berretto de’ Frigi; Ati secondo
60Di novo ardor già tu Cibelle accendi.

Che se stringere il fren t’è più giocondo
A spumante corsier, Cìllaro in sella
63Qual vago sosterrà nobile pondo!

Ma sii nume od eroe qual più t’abbella,
Salva, oh salva la tua madre diletta,
66Il fratel giovanetto e la sorella.

Di unguenti invece e di ghirlande accetta
Intanto questo don, contro cui move
69Sue lime indarno il tempo, e la saetta

Strugger non può dell’iracondo Giove.

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