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LAMENTO DI DAVIDE
in morte di Saulle e di Gionata.
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Dei Re, Lib. II, Cap. I.
Pensa, Israello, pensa ch’estinti
Alla montagna giacciono i forti.
Come i valenti furono vinti?
I generosi come fûr morti?
Gl’incliti in guerra principi invitti
6Alla montagna giaccion trafitti.
Nol dite in Gette: nè d’Ascalonne
Sovra le piazze sia chi l’intenda;
Deh! che Filiste fra le sue donne
Del nostro lutto gioia non prenda;
Alle sue figlie con un sorriso
12Che nol racconti l’incirconciso!
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Monti di Gelboe, pioggia o rugiada
Su voi non scenda: d’erba sia nudo
Il tristo campo, nudo di biada,
Ove de’ forti giacque lo scudo;
Ove Filiste pose in obblio,
18Ch’era Saulle l’unto di Dio.
Dritto nel core degli animosi
Vibrava Gionata dardi mortali:
Fitti nell’adipe de’ valorosi
Ancor di Gionata stanno gli strali;
Il pro’ Saulle scarco di prede
24Mai dalla pugna non torse il piede.
Saulle e Gionata vaghi ed arditi,
Ambo ad un’ora giacquero uccisi;
Saulle e Gionata, vissuti uniti,
Nemmeno in morte furon divisi.
Eran veloci più che sparvieri,
30Più che leoni erano fieri.
Figlie di Giuda, levate il pianto
Sovra Saulle! Quando ei reddìa
Dalla battaglia, di roseo manto
A vostra gioia vi rivestìa;
Offriavi pompa di auree corone,
36Quando reddiva dalla tenzone.
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Come, Israello, come al conflitto
I generosi prenci fur morti?
Sovra i tuoi monti come trafitto
Gionata cadde, cima de’ forti?
Per te dal core gemo, fratello;
42Sì prode, o Gionata, eri e sì bello!
Più che l’amore di giovinetta
Mi fosti all’anima dolce sospiro.
Come de’ monti caddero in vetta?
I valorosi come moriro?
Gl’incliti in guerra principi invitti
48Alla montagna giaccion trafitti.