Anacreontica ad Eminia Tindaride

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AD [ERMINIA TINDARIDE](/w/index.php?title=Autore:Maria_Luisa_Cicci&action=edit&redlink=1) ANACREONTICA D'ISIDEA EGIRENA

Tra le canore vergini
Vidi Erminia gentil
Come nel verde april
Rosa novella.
5Ne' lumi avea fulgor
Qual fra notturno orror
Lucida stella.

Avean le Grazie amabili
Ornato il suo bel crin;
10Il lauro e il gelsomin
Le fean corona:
Saggio pennel talor
A Flora Dea de' fior
Tai fregi dona.

15Inni soavi e teneri,
Che Apollo le insegnò,
Allor ch'ella formò,
Virtude accolse:
Paga del suo pensier
20Rapida il piè leggier
A gloria volse.

Nè sul cammin difficile
La vidi impallidir:
Vince vivace ardir
25Perigli e pene:
Il buon cultor così
Di sue fatiche un dì
Mercede ottiene.

Mentre la Diva garrula
30Per lei dispiega il vol,
Di vati amico stuol
Le sta d'intorno:
Così vezzoso appar
Le notti a diradar
35Il novo giorno.

Ammiratrice stupida
D'Erminia non sarò;
Sul plettro esalterò
Suoi fasti egregi:
40Mia cura sempre fu
Vantar della virtù
Gl' incliti pregi.

Ma che promisi? i placidi
Giorni non son per me:
45Ove son io non è
Genio dirceo:
Ov' è il piacer non so,
E tutto m'involò
Destino reo.

50Puoi solo, o Musa, esprimere
Interpetre fedel
Il fato mio crudel,
L'egro mio stato.
Ben pinge egregio dir
55Qual produca martir
Un astro ingrato.

Le mie pupille soffrono
Di Febo allo splendor,
E sentono il dolor
60D'aspra ferita;
Onde schivando vo
Quant'essere mai può
Caro alla vita.

In questo stato misero,
65E degno di pietà,
Mesta solinga sta
L'alma dolente,
E fugge con orror
L'incomodo fragor
70D'allegra gente.

Ah se non vengo gl'incliti
Tuoi pregi a contemplar;
Meco non ti sdegnar,
Ninfa vezzosa.
75T'appaghi il buon voler;
L'oppresso mio pensier
Di più non osa.

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