C’è ne l’altar maggiore un crocifisso,
Lungo, stecchito, dal volto soffrente,
Come viva persona, guarda fisso,
Un san Giovanni, la devota gente.
Accendon quattro lampade sul muro,
Fioche, come dinanzi a un moribondo,
Mandan puzzo i sepolcri umidi e scuro
Sonnecchia un frate, ruminando, in fondo.
Fra due colonne, ne la nicchia, un santo
Medita grave sopra un teschio: ha il volto
Bianco e pelato. Da l’organo un canto
Lungo, venir, come lamento ascolto.
E gli arabeschi e le antiche pitture,
Grandi e severe ne l’atteggiamento,
In cor mettono brividi e paure...
E uno sconforto e una stanchezza sento.
E, dove son, dimando?... E cerco il sole,
Mentre luccica al ciel crepuscolare,
Fra l’odore di rose e di viole,
Cerulo e interminato, fuori, il mare.
Qui l’ignavia e il torpor strugge la forte
Vita, la freme e trionfa l’amore;
Aprimi, scuro frate, quelle porte,
L’aria mancar mi sento: qui si muore!