L'enimma (Favaro)

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[p. [227](/wiki/Pagina:Le_opere_di_Galileo_Galilei_IX.djvu/231)]

ENIMMA.

Mostro son io più strano e più diforme
Che l’arpía, la sirena o la chimera;
Nè in terra, in aria, in acqua è alcuna fiera,
4Ch’abbia di membra così varie forme.

Parte a parte non ho che sia conforme,
Più che s’una sia bianca e l’altra nera;
Spesso di cacciator dietro ho una schiera,
8Che de’ miei piè van rintracciando l’orme.

Nelle tenebre oscure è il mio soggiorno;
Chè se dall’ombre al chiaro lume passo,
11Tosto l’alma da me sen fugge, come

Sen fugge il sogno all’apparir del giorno;
E le mie membra disunite lasso,
14E l’esser perdo, con la vita, e ’l nome.

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