I Secoli

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[Nuvola apps bookcase.svg](/wiki/File:Nuvola_apps_bookcase.svg) Questo testo fa parte della raccolta [Poesie inedite (Pellico)](/wiki/Poesie_inedite_(Pellico))

[p. [149](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/151)]

I SECOLI.

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Militia est vita hominis super terram.

(Job. 7).

Vidi un’età delle sue forze altera,
E questa rifulgea dal greco lido:
Superava i famosi
Secoli che brillàr per altre sponde;
5Ed oltre ad immortal virtù guerriera,
Sparsa per Asia d’Alessandro al grido,
La irruzïon de’ ladri generosi
Impromettea alle genti fremebonde
Sotto a’ vincenti brandi
10Novi di civiltà raggi ammirandi.

[p. [150](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/152)]

Voce per ogni parte era d’Achivi:
« Noi chiama Giove a illuminar la terra!
Al nostro [Omer](/wiki/Autore:Omero), ch’è luce
Prima alle menti, succedean tai vati,
15Onde a fiotti emanàr del bello i rivi;
E, perchè il sommo Bel tutti rinserra
Sensi gentili e sapïenza adduce,
Gli Apelle e i Fidia in queste aure son nati,
E [Plato](/wiki/Autore:Platone) e gli altri mille,
20Che poste ne’ misteri han le pupille ».

................

Gloria, sì, coronò le Achee pendici;
Ma del grande Alessandro il trono cadde,
E le barbare genti
Contro il superbo eroe mosse a disdegno,
25Dell’alto crollo si stimàr felici;
Poi d’arti e di saver Grecia decadde,
Sì ch’alle scuole sue contraddicenti
Chi recava di lumi avido ingegno,
Sol v’imparava come
30Darsi del ver possa a menzogna il nome.

[p. [151](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/153)]

Vidi un’età delle sue forze altera,
E sfavillava questa in Campidoglio;
Scherniva i preceduti
Secoli, che dall’uom sommi fur detti.
35Tutto cedeva all’aquila guerriera
Che ad ogni eccelsa meta ergea l’orgoglio.
Sul Tebro convenìan co’ lor tributi
Della terra i più splendidi intelletti,
Ogni altro core umano
40Dovea spezzarsi o diventar Romano.

................

Latina voce in tutte aure s’udìa:
« Noi siam chiamati a spegner l’ignoranza
Che dagli antichi tempi
Le varie schiatte de’ parlanti regge;
45Noi soli alzar possiam tal monarchia
Che abbracci il mondo e il forzi a fratellanza,
Che per ogni contrada atterri gli empi,
Che in loco di furor ponga la legge;
Filosofia fanciulla
50Vagì sinor, noi la traggiam di culla ».

[p. [152](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/154)]

Gloria brillò sul Tebro incomparata;
Ma i gagliardi imperanti all’universo
D’onor si dispogliaro,
E dier lo scettro a destre parricide:
55La immensa monarchia fu lacerata,
E da’ suoi prodi eserciti converso
Contro agli Augusti suoi venne l’acciaro,
E più stolto di pria l’orbe si vide:
Gara di colti e rozzi
60Furon morte, perfidia e gaudii sozzi.

................

Vidi un’età delle sue forze altera,
E dava di sè mostra in varie sedi:
I popoli che oppressi
Avea di Roma il gigantesco ardire,
65Veggendo vacillar l’alta guerriera,
Di sue virtù si dissero gli eredi:
Fiato alle trombe in venti regni diessi,
E tutti ardendo di terribili ire
Giuràr pei nobili avi
70Che a Roma guasta non sarìano schiavi.

[p. [153](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/155)]

Voce sonò di barbare coorti:
« Noi chiama il cielo a restaurar giustizia,
Chè ne mentì il Romano
Impromettendo civiltà e diritti;
75De’ mortali tradite eran le sorti
Per satollar di pochi l’avarizia;
Tutti scettri afferrar non de’ una mano;
Tutti i popoli denno essere invitti!
Oggi infiacchisce Roma,
80Si punisca, a lei spetta oggi esser doma! »

................

Gloria sorrise a’ Vandali ed a’ Goti,
Ma fu gloria di spirti usi a furore:
Distrussero un Impero
Che ad un sol giogo i popoli astringea,
85E ferrei gioghi imposero a’ nepoti:
De’ vizi inorridirono al fetore,
Onde il Tebro appestava il mondo intero;
Ma gentilezza insiem credetter rea,
E contro a lei pugnando
90Disonoràr l’insuperato brando.

[p. [154](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/156)]

Vidi un’età delle sue forze altera,
E diè prima in Sïonne il maggior raggio:
Fu virtù combattuta
Sotto Romani e Barbari, e s’estese,
95Non per astuzia o gagliardìa guerriera,
Ma per novo in patir, santo coraggio.
Fra dileggi e patiboli cresciuta,
Perdonando a’ carnefici, li prese:
Scandalezzava in pria,
100Poi volgari ed eccelse alme rapìa.

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Voce allor di Cristiani empì le terre:
« Noi Dio sospinge a debellar gli errori!
Finor saggezza umana
Tentò regger le sorti, e fu delirio:
105L’uom dalle colpe è dissennato, e scerre
Non può di verità gli alti splendori,
Se da superbia il cor non allontana,
Se nol consacra ad umiltà e martirio.
Or che la Croce splende,
110A vera civiltà l’uomo trascende ».

[p. [155](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/157)]

Gloria inaudita a’ battezzati fulse,
E perocchè d’Iddio quest’era l’opra,
Se fidi al suo Vangelo
Fosser vissuti i popoli redenti,
115State sarian tutte ingiustizie espulse.
Sàtana accinto a volger sottossopra
La indestruttibil via che guida al ciclo,
Seminò scismi ed odio infra i credenti;
Onta il fellon ne colse,
120Ma pure in novi lutti il mondo avvolse.

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Vidi un’età delle sue forze altera:
Il successor di Piero e Carlo Magno
Destra si dier fraterna,
Come agli antichi di Mosè ed Aronne,
125Sì che il Monarca a sua virtù guerriera
Visibilmente avesse Iddio compagno:
Così doppiata la possanza alterna,
Frenaro il vizio e umanità esultonne:
Parea che mai contesa
130Più nascer non potrìa fra Trono e Chiesa.

[p. [156](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/158)]

Voce allor si levò d’Itali e Franchi:
« L’atterrata da’ barbari è risorta
Imperïal tutela,
Ed or che dagli altari è benedetta,
135Fia che i mortali a civiltà n’affranchi.
Or ogni studio a sapïenza è scorta,
Tutti or nobilitar la legge anela,
Bandire anela schiavitù e vendetta:
La prima volta è questa
140Che il trionfo del ver più non s’arresta! »

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Gloria abbellì di Carlo Magno i fatti,
Ma sceso nel sepolcro, ebbe seguaci
Di men gagliardo ingegno:
Trono e Chiesa s’urtàr, si combattero,
145E da scandalo uscìr follie e misfatti:
Nocquero a verità studi fallaci,
Città e castella fur nemiche al regno;
Libero sir divenne il masnadiero;
E, franti i gioghi spesso,
150Piansene il popol da licenza oppresso.

[p. [157](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/159)]

Vidi un’età delle sue forze altera,
Allorchè il Saracin recò dispregi
Su tutti d’Asia i liti,
E destò in Occidente ira e temenza.
155Ecco tacer le gare, ecco guerriera
Fraternità fra i battezzati Regi:
Ecco d’Europa i volghi rïuniti:
Ecco mille poteri una potenza
Scuote, strascina, incanta:
160Tutti soldati son di Roma santa.

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Voce s’alzò di folte osti crociate:
« Ciò che saputo oprar non avean gli avi,
Compiere è dato a noi!
L’alme cristiane da concordia alfine
165A magnanima impresa suscitate
Più ludibrio non son d’affetti pravi.
Cristo ne scelse per campioni suoi,
E rimerto n’avrem palme divine:
Da noi frattanto il mondo
170D’ogni impulso a giustizia andrà giocondo ».

[p. [158](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/160)]

Gloria i pro’ cavalieri ebber traendo
La tomba del Signor da giogo infame,
E grazie a’ loro acciari
Non invase anch’Europa il Mussulmano;
175Ma in vile obblìo religïon ponendo,
Aprìro il core ad esecrande brame,
In rapina emulàr gli Arabi avari:
Volsero a lacerarsi invida mano:
Colpì i Crociati Iddio,
180E in Asia lor possente orma sparìo.

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Vidi un’età delle sue forze altera,
E nell’Italo suol fulse più bella:
Non già poter di brandi
Sorse a magnificar la sua fortuna,
185Sebbene ovunque ardesse ira guerriera:
Fu suo splendido pregio una novella
Ambizïon di studii venerandi:
Parve Italia con [Dante](/wiki/Autore:Dante_Alighieri) uscir di cuna,
Indi [Petrarca](/wiki/Autore:Francesco_Petrarca) venne,
190E la corona in Campidoglio ottenne.

[p. [159](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/161)]

Voce di qua dall’Alpe inclita alzossi:
« Di civiltà sepolta era la luce;
Ed or novellamente
Sulla terra la spargono le Muse:
195L’idioma oggi vivo affratellossi
Agl’idïomi antichi, e si fa duce
Anco agl’infimi spiriti possente,
Sì ch’al ver tutte vie sono dischiuse;
Gli studii più non regge
200Idolatrìa, ma del Vangel la legge ».

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Gloria il novo Parnaso ornò stupenda,
Nè più tutta disparve a’ dì futuri;
Ma non per ciò le vie
Da’ sommi ingegni al ver furono aperte:
205In cor del volgo non oprossi ammenda;
Spirti v’ebbe più colti e più spergiuri:
Sul Parnaso salite anco le arpìe
Spesso di plauso e fiori andàr coverte,
E con immonda cetra
210D’influssi rei contaminaron l’etra.

[p. [160](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/162)]

Vidi un’età delle sue forze altera,
E fra le sue venture una fu tale
Che nulla mai sì grande
Non pareva la terra aver lucrato,
215Sebben non per real possa guerriera:
Tre savi industri (ond’un con infernale
Patto a scienze occulte, abbominande,
Esser dicea la turba inizïato)
L’arte inventaron, donde
220Ratto il pensier si stampa e si diffonde.

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Voce sonò per l’Europee contrade:
« Incivilir mai non potean le genti
Finchè sì nobil arte
Non rapivano al cielo od all’inferno
225I tre veggenti della nostra etade:
Or moltiplici fien tutti eccellenti
Frutti di verità, sì ch’ogni parte
Prosperi della terra, al cibo eterno;
Chè, s’error nasce ancora,
230Tosto convien che vilipeso mora ».

[p. [161](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/163)]

Gloria sorrise all'immortal portento,
Onde crebbe ogni scritto a mille a mille;
Non più temuto danno
Fu il perir de' giovanti, aurei volumi:
235Ma con sacre faville indi incremento
Trasser tante malefiche faville,
Che se qui il ver, là incensi ebbe l’inganno.
E fur cäosse ancor tenebre e lumi:
Dei tre veggenti forse
240All’ombre irate il fatal don rimorse.

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Vidi un’età delle sue forze altera,
E l’uom che in lei saldissim’ orma impresse,
Fu il Ligure che volse
Su novello emisfer l'armi e la frode
245Dell’ingorda europea stirpe guerriera:
Chiese ad Italia che colà il träesse
Promettendole un mondo, e spregi colse;
Mosse ad Ispania, e prore ottenne e lode;
Trovò i promessi regni,
250E n’ebbe in guiderdon vincoli indegni.

[p. [162](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/164)]

Voce sublime alzàr d’Europa i liti:
« Questo fra tutti eventi è il benedetto,
Onde ignoranza cessa
Nella sparsa d’Adam grande famiglia!
255Ambo emisferi dal battesmo uniti
Scola esser denno a incivilir perfetto:
Chè se per or la nova gente è oppressa
Dall’invasor che a dirozzarla piglia,
Succederà al conflitto
260Il trionfo dell’ara e del diritto ».

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Gloria brillò sugli arbitri dell’acque;
Ma l’assalita rozza gente, invece
D’aver tutela amata
Negli ospiti arricchiti in quel terreno,
265Parte ad orrenda tirannia soggiacque,
Parte in pugne e miserie si disfece:
Invidi per la terra conquistata
I vincitori si squarciaro il seno:
Il novo mondo e il vecchio
270Fur di colpe e sciagure alterno specchio.

[p. [163](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/165)]

Vidi un’età delle sue forze altera,
E il decimo Leon ne andò festoso,
Intorno ad esso egregi
Cotanti fur di civiltà i cultori.
275Oltremonti ferveano ira guerriera
E furibondo zel religïoso,
Sì che Roma schernìan popoli e regi;
Ma ad onta delle guerre e degli errori,
Di belle arti reìna
280Anzi al mondo brillò Roma divina.

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Voce tonò fra i nobili intelletti;
« Questo è il secol fecondo, in cui gagliarde
E fantasìa e ragione
Le lor potenze spiegano a vicenda;
285Destano, è ver, gli spirti maledetti
Nuove eresìe, ma vieppiù fervid’arde
Zelo di verità nella tenzone,
E fìa che pel Concilio indi più splenda:
Per queste grandi lutte
290Le insorte larve sperderansi tutte ».

[p. [164](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/166)]

Gloria su quell’età fulse immortale;
Ma nè per la gentil magìa de’ carmi,
Nè pei dipinti insigni,
Nè per più gravi studi, e nè pel forte
295Dato da’ santi di virtù segnale,
Non s’antepose caritade all’armi,
Non s’ambiron costumi alti e benigni;
Chè di superbia sempre le ritorte
Scevràr dai pochi buoni
300La turba degli stolti e de’ ladroni.

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Vidi un’età delle sue forze altera,
Che di filosofia luce si disse:
Garrì coi re, coll’are,
Supplizi eresse, e libertate offrìo;
305Indi men rea si fece, e più guerriera,
Ed adorò il mortal che più l’afflisse;
Poi veggendo crollato il Luminare,
A somme altre fortune alzò il desìo;
Sempre mutava insegna,
310Giurando inalberar la più condegna.

[p. [165](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/167)]

Voce sonava in gallica favella,
E le favelle tutte eco le fero:
« Squarciato il velo abbiamo,
Che per gran tempo de’ cristiani al ciglio
315Celò del ver la salutar facella!
Ripigliam de’ pagani il bel sentiero;
Forza, piacere, astuzia idolatriamo;
Sia vilipeso di pietà il consiglio;
Così l’umana polve
320Sostien suoi dritti, e da viltà si svolve ».

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Gloria di brandi e di scïenze e d’arti
Cinse allor la fatal razza europea,
Ma non s’udì che i petti
Fosser men crudi che all’età trascorse:
325Vivi lampi emanàr da tutte parti,
E folta nebbia pur vi si mescea;
E spesso i furti eccelse opre fur detti,
E il parricida a mieter laudi sorse;
E senza amici il giusto
330Vivea schernito, e di calunnie onusto.

[p. [166](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/168)]

Io vidi i tempi, e mesto allor sorrisi
Dell’uman replicato, allegro vanto,
Che ai posteri s’appresti
Carco minor di guerra e di perfidia:
335Dacchè del sangue del fratello intrisi
I passi di Cäin furo e di pianto,
La famiglia mortal sempre funesti
Nutre germogli di fraterna invidia:
Mutan le usanze, e ognora
340Convien che Abel gema, perdoni e mora.

................

Orrenda è storia, e sarà sempre orrenda
Questa milizia della umana vita,
Tal che lo stesso Iddio
Fattosi a noi fratel, fu strazïato!
345Inorridiam, ma non viltà ci prenda:
Possente è umanità, benchè punita;
La regge quel Divin che a lei s’unìo!
Il figlio della creta è al duol dannato,
Ma la terribil prova,
350S’egli ambisce il trionfo, a dargliel giova.

[p. [167](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/169)]

Non qui, non qui il trionfo inter! — ma pure
Qui già comincia lo splendor de’ giusti!
Patiscon danni e morte,
E il maligno sprezzarli indi s’infinge.
355Ei chiama lor virtù volgari e scure;
Vorrìa che i rei fosser di laudi onusti;
Ma tutte coscïenze un grido forte
Son costrette ad alzar (Dio le costringe):
« Falsa è, Cäin, tua gloria,
360Il grande è Abel, d’Abello è la vittoria! »

[Poesie inedite deco.png](/wiki/File:Poesie_inedite_deco.png)

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