Cessato il Colera

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[Nuvola apps bookcase.svg](/wiki/File:Nuvola_apps_bookcase.svg) Questo testo fa parte della raccolta [Poesie inedite (Pellico)](/wiki/Poesie_inedite_(Pellico))

[p. [243](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/245)]

CESSATO IL COLERA.

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Cumque quaesieris ibi Dominum Deum
tuum, invenies eum, si tamen toto
corde quaesieris, et tota tribulatione
animae tuae.

(Deut. 4. 29).

Crëato spirto che al mio fral sei vita,
Potenze tutte onde m’esulta il core,
Alziamo, alziam di gaudio intenerita
4Voce al Signore!

Dal ciel suoi doni sulla terra effuse,
Noi li obblïammo, e ripetè i suoi doni:
Ci flagellò, ma ne’ flagelli incluse
8Grazie e perdoni.

[p. [244](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/246)]

Egli è colui che i doloranti sana;
Che dalla morte, ch’all’uom rugge intorno,
Sotto il suo scudo amico lo allontana
12Di giorno in giorno.

Poi quando a molte umane brame arrise,
Toglie quell’ente che vivendo amollo;
Ma questo debol ente ei non uccise,
16Sugli astri alzollo.

Egli è colui che ai sopportanti oltraggio
In guiderdone offre onoranza eterna;
Colui che i fati del mortal lignaggio
20E il ciel governa.

Misericordia ed equità lo guida,
Se crea, e cangia, se mantien, se spezza:
Amico all’uomo, ei vuol che l’uom divida
24Sua tenerezza.

Un giorno scese dall’eccelsa sfera
Per esser uomo e allevïarci il duolo;
Calice orrendo, affinchè l’uom non pera,
28Tracannò solo.

[p. [245](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/247)]

Ci favellò non più come in Orebbe
Con formidabil, mistica favella,
Ma qual mortal che della donna crebbe
32Alla mammella.

E quella Madre ch’egli amò cotanto
Diede alle donne qual modello e amica,
Qual Madre a ognun ch’a lei con dolor santo
36Sue pene dica.

Le nostre pene, ah sì! dalle Taurine
Sponde alla Madre del Signor dicemmo,
E le pupille sue sovra noi chine
40Brillar vedemmo.

L’indica lue nostr’aure appena attinse,
Ci risovvenne la pietà degli avi,
E quella Madre col sospir respinse
44Gl’influssi pravi.

Andò assalendo il morbo alcune vite,
Ma più rifulse indi il recato scampo:
A gare insiem di carità squisite
48S’aperse un campo.

[p. [246](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/248)]

Anco una Forte del più debol sesso
Accorse agli egri, sorbì l’aer funesto,
E consolò con dolci cure e amplesso
52L’orfano mesto.

E visti fur della città i Maggiori
Trar di Maria Consolatrice al piede,
E in voto stringer tutti i nostri cuori
56A salda fede.

E visti furo i cittadin più culti
Coll’umil volgo unirsi, in Dio sperando,
Nè de’ beffardi paventar gl’insulti
60Maria invocando.

Piace al Signor che la sua Vergin Madre
Ne incori e affidi col suo bel sorriso,
Sì ch’aspiriam con opre alte e leggiadre
64Al Paradiso.

Vera religïon, ch’è tutta bella,
Gaudio ne pinge in Dio, non vil cipiglio,
Se lo onoriam ne’ Santi, e vieppiù in Quella,
68Cui nacque Figlio.

[p. [247](/wiki/Pagina:Poesie_inedite_di_Silvio_Pellico_I.djvu/249)]

Guasta dall’uom, religïon ne pinge
Non so qual Dio alterissimo, cui duole,
Se a quella Madre che al suo sen lo stringe
72Drizziam parole.

Fede in te sempre avremo, o Genitrice
Dell’umanato, ver Lume divino!
Tu sei potente in ciel, tu salvatrice
76Sei di Taurino!

[Poesie inedite deco.png](/wiki/File:Poesie_inedite_deco.png)

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