Ad un'antica immagine della Madonna

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[Nuvola apps bookcase.svg](/wiki/File:Nuvola_apps_bookcase.svg) Questo testo fa parte della raccolta [Versi di Giacomo Zanella](/wiki/Versi_di_Giacomo_Zanella)

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UN’ANTICA IMMAGINE DELLA MADONNA.

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Oh, se quel dolce labbro, che d’amore
Pur sorridendo parla, si schiudesse;
Se ciò, che ascose in core
4Per tanto tempo, quella Pia dicesse;

Quante tacite pene e quanti voti
Non d’altri al mondo, che da Lei, compresi,
Quanti conflitti ignoti
8E segreti martìr sarian palesi!

L’umile paesel non ha dolori
Che non ricorra alla chiesuola antica,
E da te grazia implori,
12O non mai tarda degli afflitti amica.

Lì sgomentata, l’abito negletto,
Vien giovin madre che per pochi istanti
All’egro pargoletto
16Il conforto rapì de’ suoi sembianti.

[p. [100](/wiki/Pagina:Versi_di_Giacomo_Zanella.djvu/114)]

Pel suo fedel sepolto e pe’ garzoni
Lontan lontano militanti accende
Povera cera e doni
20Di pochi fior la vedovella appende,

Che conta i giorni e piagne. Oh, se non vista
La sua lagrima cade, e profumato
Lin non la bee, men trista
24Anco sgorga dal cor racconsolato.

Miti ha gli affanni il povero che crede
Nè per andar di tempi e di fortuna
Si pente della fede,
28Che da’ canti materni apprese in cuna.

Dal fior della scïenza amaro tosco
Sugge l’audace secolo: più tenta
I chiusi abissi e fosco
32Più lo raggira il dubbio e lo tormenta.

Stretti nel pugno i conquistati veri
Sale superbo incontro al cielo: immensa
Luce è ne’ suoi pensieri,
36Ma la notte del cor si fa più densa.

Per tutto investigar di tutto incerto
Ciò che si creda e che si speri ignora.
O co’ tuoi sogni esperto
40La febbre ad irritar che ti divora,

[p. [101](/wiki/Pagina:Versi_di_Giacomo_Zanella.djvu/115)]

Povero ingegno uman, di tanti voli,
Onde il mondo abbracciasti e pellegrino
Oltre i lontani soli
44Ferver sentisti l’alito divino,

Degno frutto ti par questa sparuta
Di vil lucro maestra e di sozzura
Filosofia che muta
48L’anima in fango e l’avvenir ti fura?

Ahi, dal dì che lo scettro in sua man tolto,
«Più non v’ha Dio,» l’uom disse e re si assise
Dell’universo, il volto
52Scolorato abbassò nè più sorrise.

Spento il sereno fior della speranza
Che rimena la stanca anima a Dio,
Quello che al mondo avanza
56È notte sconsolata e freddo obblio.

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